Produrre vasi sanguigni umani tessendoli con un microscopico telaio e un filo ottenuto da un foglio di cellule prelevate dalla pelle e coltivate in provetta. E' quanto consente di fare una nuova tecnica presentata nel convegno di Biologia sperimentale in corso a San Diego e messa a punto dall'azienda Cytograft Tissue Engineering di Novato.
La tecnica è stata presentata da Nicolas L'Heureux, che con il suo gruppo di lavoro è stato il primo al mondo a creare e impiantare nei pazienti vasi sanguigni 'biologici' al posto dei tradizionali vasi sintetici usati per la dialisi. Il ricercatore garantisce che la nuova tecnica consentirà di produrre vasi sicuri e privi del rischio di rigetto o infezione, di dimezzare i costi e di ridurre di un terzo i tempi di produzione.
Si aprono così nuove opportunità per i pazienti in dialisi e per chi deve sottoporsi a interventi di by-pass al cuore. La tecnica di produzione usata finora iniziava con il prelievo di cellule della pelle chiamate fibroblasti, che venivano poi coltivate in laboratorio in modo da formare pellicole molto sottili.
Questi film venivano poi arrotolati e fatti fondere insieme in modo da formare dei vasi cilindrici pronti ad essere impiantati. L'intero processo richiedeva quasi sette mesi di lavorazione.
Per ridurre i tempi e migliorare la disponibilità dei vasi biotech, i ricercatori erano già riusciti a costruirli a partire da cellule umane prelevate da donatori, cosi' da creare una riserva di vasi congelati pronti all'uso e senza rischio di rigetto.
Sebbene questo avesse ridotto notevolmente i costi di produzione, i tempi erano rimasti pressochè identici. Quest'ultima innovazione prevede invece che dalle sottili pellicole di fibroblasti coltivati si producano dei fili che vengono poi tessuti insieme nel giro di un paio di giorni, impiegando tecniche già in uso per la creazione di tessuti sintetici impiegati in ambito biomedicale. L'uso di un telaio (ancora in forma di prototipo) permetterebbe inoltre di produrre vasi sanguigni di maggiore qualità e molto resistenti alle punture. Secondo quanto riferito dai ricercatori, i primi test sugli animali stanno portando a risultati molto promettenti.
Fonte: www.ansa.it