Yoga preghiere sacre
mantra sacro OM
Il termine mantra scaturisce dall'assemblaggio tra due parole in sanscrito ovvero manas che significa mente e trayati che significa liberare, perciò tale parola significa "liberare la mente" poiché consente alla mente razionale di concentrarsi su una "preghiera o cantilena" così da non vagare libera tra i mille vicoli che essa stessa costruisce continuamente e incessantemente questo causa la concentrazione guidata dell'attenzione del praticante che riesce così a stabilizzare non solo la propria mente ma anche le emozioni che vengono interessate dai pensieri che il cervello produce continuamente.
Nello specifico un mantra è costituito da più sillabe, o anche una sola, oppure frasi intere che vengono ripetute all'infinito o secondo uno schema numerico e simbolico in parallelo all'uso della respirazione che aiuta il processo di svuotamento mentale, anche se sarebbe più corretto dire di guida poiché la mente non si svuota, così da poter raggiungere una specifica situazione interiore che aumenta la capacità di percepire tutto ciò che esiste, esattamente (anche se non completamente) come un caso di dilatazione delle percezioni causate da attività sciamaniche. Esistono migliaia di mantra nella tradizione Indù poiché non solo la tradizione ci ha fatto pervenire liste intere di mantra ma ogni maestro spirituale che segua una persona deve trovare e dare alla stessa un mantra personale che sia in armonia con l'essere interiore del praticante così da fargli raggiungere più facilmente le vette spirituali che tanto anela.
I più conosciuti mantra, anche in occidente, sono l'OM la sacra sillaba che rappresenta molteplici simboli spirituali poiché esso rappresenta il sacro suono da cui tutto è scaturito, oppure il rumore di fondo dell'intero universo, o ancora il canto della somma divinità creatrice, perfino la sua scrittura nasconde significati che solo pochi possono conoscere (e che chi scrive questo documento conosce) ma che sarebbe inutile enunciare qui poiché la maggior parte della gente è più interessata a ripetere in maniera pappagallesca che a cercare di comprendere le miriadi luci dell'immensità. L'origine del mantra OM (la parte AUM ha altri significati anche se molti tendono a usarli allo stesso livello nonostante non abbiano lo stesso significato) deriva dai testi sacri induisti in particolar modo i Veda, vere e proprie opere d'arte di indicibile bellezza poetica oltre che grafica, redatti con la tecnica su due righe chiamate slokas.
Diversi mantra nascono però come singole righe prese in considerazione in varia maniera o tramite combinazioni di parole particolari messe assieme secondo uno schema che spesso sfugge alla ragione quotidiana. Per i redattori delle Upanishad il manta Om rappresenterebbe una emanazione di Brahman il creatore di tutto ciò che esiste, questo donerebbe a questo mantra, se pronunciato esattamente (in questo la teoria si accomuna alla conoscenza della vera pronuncia del nome di dio per gli ebrei lo Yod-He-Vau-He o tretragrammaton) consentirebbe al praticante di arrivare allo stato di illuminazione unendosi alla divinità stessa.
mantra sacro
Non sempre ciò che si pronuncia secondo il mantra che si sta usando rispecchia anche significati letterali secondo le regole normali delle lingue del mondo spesso infatti anche lettere o sillabe accomunate, o così sembra, alla rinfusa, avrebbero poteri particolari soprattutto sui processi mentali che si cercherebbe in quei casi di imbrigliare per particolari motivi. I mantra corrisponderebbero più a vibrazioni particolari che guidate dal ritmo respiratorio adeguato (non per tutti i mantra il respiro è lo stesso) insieme alla guida della concentrazione spesso imbrigliata tramite visualizzazioni particolari, consentirebbero di giungere ai confini della comprensione logica per far valicare il sacro limite che separa l'uomo dala divinità aiutando a entrare in particolari stati di concentrazione che consentirebbero di conoscere l'inconoscibile.
Non serve andare a guardare nella cultura asiatica per trovare questo sistema particolare legato ai mantra poiché anche le cantilene o i rosari presenti nella cultura cattolica o nelle novene di origine pagana hanno in sè le stesse motivazioni e risultati anche se con in apparenza parole differenti. I mantra non vengono usati solo per la ricerca spirituale ma hanno poteri, se ben proiettati, di liberare dai nemici, far arricchire, far trovare l'amore vero o solo il sesso o qualunque altra necessità di valore basso ma pratico nella vita di tutti i giorni, purché l'utilizzatore di mantra sappia esattamente cosa deve fare per ottenere certi risultati.
Un Mantra ha due aspetti: il primo è chiamato manana che significa che ogni cosa recepita deve entrare a far parte della propria mente, mentre il secondo aspetto viene chiamato trānia che significa fissare e conservare ciò che è entrato nella mente. Grazie ai mantra si può pregare, adorare, o curare sè stessi o gli altri ma anche sviluppare la parte spirituale propria. Per riuscire a ottenere qualsiasi cosa, purché si conosca la pronuncia esatta e l'esatta ritualità legata al mantra stesso, si può usare il mantra rivolto alla Grande Dea, Auṃ Krīṃ Krīṃ Hūṃ Hūṃ Hrīṃ Hrīṃ Svāhā. Il mantra di Shiva panchākśara, Oṃ namaḥ Śivāya, che significa "io mi inchino di fronte a Shiva" è il principale mantra usato nei riti devozionali a questa deità: esso viene ripetuto per cento otto volte cinque volte al giorno (il cinque è il numero di Shiva).
Se si vuole ispirare l'amore per la divinità si userà il mantra rāja, Śrīṃ Hrīṃ Klīṃ Kṛṣṇāya Svāhā, che significa "fortuna, illusione, desiderio, offerta al dio oscuro o dala pelle scura" in riferimento al colore di Krisna e serve a invocare i tre aspetti di Krisna perché l'amore divino entri nel proprio cuore. I mantra vengono usati anche in particolari sette esoteriche oltre che da chi studia l'esoterismo per poter giungere più facilmente a certi stati mentali particolari che possono anche consentire, ad esempio, la materializzazione nelle evocazioni di entità preposte a certi riti particolari o semplicemente per incontrare il proprio angelo guardiano (non usate l'aggettivo angelo credendo che per forza esso non vi possa fare del male poiché è l'ignoranza della materia da parte del praticante che crea i guai non tanto l'entità che si và a chiamare con pratiche varie: anche un angelo vi può uccidere ma alla fine non sarà stato lui ma solo la vostra ignoranza nell'usare ciò che non conoscete).