Significato delle Rune TIWAZ
Nome: Tiwaz, Teiws, Tir/Tiw, Tyr.
Suono: t
Senso Simbolico: la giustizia, l'equilibrio, l'armonia, la fedeltà, il Padre celeste, il Padre primordiale, il pilastro e la volta celeste.
Tiwaz runa dell'equilibrio.
La radice del nome Tyr è la stessa degli Dei Zeus e Jupiter, proviene dal sanscrito dyaus, è un archetipo divino, in particolare della divinità celeste, e si trova in tutto il mondo indoeuropeo.
Il Dio della famiglia degli Asi ha salvato il mondo dal caos sacrificando la propria mano nelle fauci del lupo Fenrir, che minacciava di distruggere tutto. E' fondamentalmente una runa di equilibrio, di bilanciamento tra le forse antagoniste, dunque di polarità, poiché se Tyr simboleggia l'ordine perfetto, la Giustizia, tuttavia trionfa su Fenrir grazie a un inganno, a uno spergiuro, dunque vi perde una mano; Tyr è anche il Dio che arbitrava le assemblee o thing.
E' stato considerato un Dio di guerra, veniva invocato durante le battaglie e assicurava la vittoria, ma il suo simbolismo è più complesso: è l'archetipo dell'atto di mettere ordine e di ciò che è giusto, equilibrato, rappresenta la legge del mondo alla quale non si può derogare, altrimenti il mondo piomberà nell'oscurità. La runa Tiwaz è la runa della bilancia, della giustizia, dell'armonia, dell'equilibrio di tutte le cose, che può essere usata per ristabilire in sé l'immagine del padre, il principio maschile e consolidarsi interiormente, ristabilire la propria polarità, l'equilibrio tra emisfero cerebrale sinistro e destro; è utile anche durante un processo ma solo quando si è nel giusto
Tiwaz ci consente di portare in terra il Regno dei Cieli, è una runa fortemente cristica, così come l'immagine di Re Artù ci offre una sorta di sacra rappresentazione medievale di un Gesù guerriero circondato dai suoi dodici discepoli, i cavalieri della tavola rotonda.
Tiwaz è una stella, la stella Polare che indica la rotta ai naviganti, è rappresentata da una freccia che punta diritta verso il cielo, è dunque il Cammino di Crescita Spirituale, la tensione verso quella luce lontana che non tradisce e non scompare mai.
Le verità dello Spirito sono già presenti in ogni uomo e devono solo essere riportate alla coscienza seguendo una guida, possono emergere grazie a un percorso interiore e ascetico, che porta come ultimo e più alto stadio, all'estasi, alla pura contemplazione del divino che si specchia nella propria anima, questa è la meta, questo significa Dagaz, l'ultima runa, la ventiquattresima dell'alfabeto druidico, la Realizzazione Suprema nello Spirito, l'illuminazione.
Il sogno della morte sconfitta da un immortalità conquistata con il proprio coraggio è alla base della concezione nordica del Valhalla, dimora degli uccisi, mitico paradiso destinato ai guerrieri morti gloriosamente in battaglia: le travi che sostengono l'immenso palazzo sono fatte con le lance acuminate dei più temerari guerrieri, il tetto è poi ricoperto di lucenti scudi dorati, gli arredi interni sono fatti con le vesti dei soldati che si sono battuti all'ultimo respiro sprezzanti del pericolo.
Solo i guerrieri più valorosi gli Einheriar, i campioni, possono oltrepassare una delle 540 porte del Valhalla, porte grandiose.
La porta principale è destinata ai guerrieri scelti da Odino stesso si trova a Occidente, è il Valgrind, un maestoso cancello chiuso ermeticamente da una formula magica; ma il Valhalla non è un posto di ozi e divertimenti, poiché i campioni si allenano per prepararsi alla suprema e ultima battaglia che avrà luogo alla fine dei tempi, quando insieme a Odino saranno chiamati a combattere contro gli oscuri abitanti di Muspellheim.